Cosa fa lo psicologo infantile
Lo Psicologo infantile si interessa delle problematiche dello sviluppo dei bambini dai 2 anni fino all’adolescenza.
La consulenza di uno psicologo infantile solitamente viene richiesta per problemi di natura emotiva, comportamentale o relazionale. Ai genitori, per orientarsi, può essere utile condividere le proprie perplessità con il pediatra di riferimento, il quale potrà offrire un primo sostegno per capire se si è in presenza di un disagio con cause fisiche e temporaneo o di un problema di natura psicologica.
La psicologia infantile non si occupa solo della cura di eventuali traumi dell’infanzia, ma si interessa in generale delle problematiche dello sviluppo, cioè delle difficoltà incontrate dal bambino-adolescente durante le varie fasi della crescita.
Cosa aspettarsi
Il primo colloquio o i primi, avvengono con i genitori, per raccogliere informazioni utili a contestualizzare le difficoltà del bambino nella storia della sua famiglia e nel suo percorso evolutivo precedente. Vengono esplorate le motivazioni per cui si ritiene utile un percorso di sostegno psicologico e si pensa insieme come comunicare al bambino questa decisione, quali parole usare in funzione della sua età e capacità di comprensione.
Sentirsi supportato dai propri adulti di riferimento, che mostrano la loro fiducia nella figura del professionista, permetterà al bambino di vivere l’incontro con lo psicologo senza particolari paure. Per questo motivo è importante che per primi i genitori vengano accolti dal professionista così da comunicare al proprio figlio un clima di fiducia e rassicurazione.
Si prosegue poi con una successiva fase di accoglienza e valutazione, incontrando il bambino sia insieme ai genitori, per osservare dal vivo la relazione genitori-figli, che da solo, somministrando dei test più specifici se necessario.
Una volta conclusa la fase conoscitiva, in base a quanto emerso, vengono definiti gli obiettivi terapeutici e condivisi con i genitori.
Durante il percorso, oltre alle sedute individuali, potranno essere proposti degli incontri con i genitori insieme al bambino o ai soli genitori, per un confronto sull’andamento della terapia.
In alcuni casi può essere suggerito a questi ultimi di intraprendere un percorso parallelo a quello del bambino: soprattutto in età evolutiva, i cambiamenti dei piccoli pazienti, per essere duraturi e stabili necessitano di un cambiamento nelle loro relazioni di riferimento.